La tradizione del poke
Il piatto hawaiano che ha fatto la storia
Nel 1778, quando il capitano James Cook approdò per la prima volta alle isole Hawaii, non immaginava di scoprire un piatto che, due secoli e mezzo dopo, avrebbe conquistato le tavole di tutto il mondo. Mentre i suoi marinai scambiavano chiodi di ferro con i nativi per ottenere provviste fresche, probabilmente assaggiarono anche quello che i polinesiani chiamavano semplicemente "poke" - pronunciato "poh-kay" - che nella loro lingua significava letteralmente "tagliare a pezzi".
Questo piatto apparentemente semplice, a base di pesce crudo tagliato a cubetti e condito con ingredienti locali, racchiude in sé una storia affascinante di tradizioni ancestrali, incontri culturali e trasformazioni che rispecchiano l'evoluzione delle isole Hawaii.
Il Poke dei Polinesiani
Per comprendere la storia del poke, dobbiamo viaggiare indietro nel tempo fino all'arrivo dei primi polinesiani nelle isole Hawaii, avvenuto tra il 300 e l'800 d.C. I primi abitanti delle Hawaii erano pescatori esperti che avevano sviluppato tecniche sofisticate per catturare il pesce nelle acque dell'arcipelago. Il loro rapporto con l'oceano era sacro e rispettoso: ogni pesce catturato era un dono degli dei, da non sprecare mai. Da questa filosofia nacque il poke, un modo pratico ed efficiente per consumare il pesce fresco senza perderne alcuna parte.
Gli ingredienti originali del poke erano sorprendentemente semplici ma perfettamente bilanciati. Il pesce principale era l'ahi, il tonno pinna gialla tagliato in piccoli cubi. Il sale pa'akai, estratto dall'evaporazione dell'acqua di mare in pozze naturali create dalla lava, era fondamentale non solo per il sapore ma anche per la conservazione. Le alghe, chiamate limu, venivano raccolte dalle scogliere durante la bassa marea e aggiungevano al piatto sapore unico e interessanti proprietà nutrizionali.


L'influenza giapponese
L'annessione delle Hawaii agli Stati Uniti nel 1898 e, soprattutto, l'arrivo di massicce ondate migratorie per lavorare nelle piantagioni di zucchero e ananas, portarono nelle isole comunità provenienti da tutto il Pacifico e dall'Asia. L'arrivo dei primi lavoratori giapponesi nel 1885 rappresentò una svolta fondamentale nella storia del poke. I giapponesi portarono una tradizione culinaria che già conosceva e valorizzava il pesce crudo: il sashimi.
Il contributo più significativo fu l'introduzione della salsa di soia, o shoyu come veniva chiamata in giapponese. Questo condimento rivoluzionò letteralmente il poke, aggiungendo una profondità di sapore umami che si sposava perfettamente con il pesce crudo.
Ma l'influenza giapponese non si fermò qui. Il wasabi, la pasta piccante di rafano verde, iniziò a comparire come accompagnamento, mentre le tecniche giapponesi di taglio del pesce arricchirono il repertorio dei preparatori di poke. Mentre il poke tradizionale veniva consumato da solo o con poi (pasta di taro), la versione giapponese-hawaiana iniziò a essere servita su un letto di riso bianco, creando un piatto più sostanzioso che sarebbe diventato uno standard nelle versioni successive.
Il tocco coreano
Sebbene l'immigrazione coreana alle Hawaii sia stata numericamente più limitata e concentrata in un periodo più breve, il suo impatto sulla cucina locale fu significativo e duraturo. Il gochujang, una pasta di peperoncino fermentato dal sapore complesso che combina piccante, dolce e umami, divenne rapidamente un ingrediente apprezzato.
I semi di sesamo, sia bianchi che neri, e l'olio di sesamo divennero ingredienti standard in molte ricette di poke. Le tecniche di marinatura coreane, che prevedevano l'uso di ingredienti fermentati e tempi di riposo più lunghi, influenzarono la preparazione a tal punto che alcuni iniziarono a marinare il pesce per ore invece di condirlo al momento.


Il Poke del XX Secolo
La Seconda Guerra Mondiale aveva portato alle Hawaii migliaia di soldati americani che, durante il loro servizio nel Pacifico, avevano assaggiato e apprezzato la cucina locale. Al loro ritorno sul continente, molti di questi veterani portarono con sé ricordi e nostalgie gastronomiche. Durante questo periodo iniziarono anche i primi tentativi di "codificazione" delle ricette di poke.
L'influenza della cucina americana continentale iniziò a farsi sentire anche nella preparazione del poke. Ingredienti come la maionese iniziarono a comparire in alcune varianti, creando versioni più cremose che avevano lo scopo di rendere il piatto più familiare ai palati non abituati al pesce crudo.
L'adattamento più significativo riguardò la scelta del pesce. Mentre alle Hawaii l'ahi (tonno pinna gialla) rimaneva il pesce d'elezione, sul continente iniziarono a essere sperimentate versioni con salmone, più facilmente reperibile e già apprezzato crudo nella tradizione del sushi giapponese che stava contemporaneamente diffondendosi negli Stati Uniti.
Gli ingredienti dell'Era Moderna
Questo periodo vide l'introduzione di ingredienti che oggi consideriamo "classici" nel poke ma che in realtà rappresentano aggiunte relativamente recenti. Avocado, ad esempio, iniziò a comparire regolarmente nelle ricette di poke solo negli anni '80, rivelandosi un'aggiunta perfetta: la sua cremosità bilanciava la consistenza del pesce crudo e il suo sapore neutro non sovrastava gli altri ingredienti.
Gli edamame e altri legumi asiatici iniziarono a comparire come guarnizione, aggiungendo proteine vegetali e un elemento croccante. Questi ingredienti riflettevano l'influenza crescente della cucina giapponese e la ricerca di elementi che rendessero il poke un piatto più completo e sostanzioso.
Le salse fusion iniziarono a proliferare durante questo periodo. La combinazione di maionese e sriracha (salsa piccante tailandese) divenne popolare, così come le varianti della salsa ponzu (salsa giapponese a base di agrumi).
La Rivoluzione Californiana
L'interpretazione californiana del poke introdusse il concetto di "poke bowl personalizzabile", una innovazione che avrebbe rivoluzionato completamente la percezione del piatto. Invece di servire poke preparato secondo ricette fisse, i ristoratori californiani iniziarono a offrire una base di pesce marinato a cui i clienti potevano aggiungere ingredienti a scelta da un'ampia selezione.
Questa innovazione trasformò il poke da piatto tradizionale a esperienza culinaria interattiva. I clienti potevano scegliere il tipo di pesce, la marinatura, la base (riso, quinoa, insalata), le verdure, le salse e le guarnizioni, creando combinazioni virtualmente infinite. Il poke californiano divenne sinonimo di healthy eating, posizionandosi come alternativa salutare al fast food tradizionale.
Come Preparare il Poke fatto in Casa
Il successo di un poke fatto in casa dipende fondamentalmente dalla qualità del pesce utilizzato. La regola fondamentale è semplice ma inviolabile: utilizzare esclusivamente pesce di qualità sashimi, ovvero pesce che è stato trattato e conservato specificamente per il consumo crudo.
Ma cosa mettere nel poke? Se il tonno tradizionale non è disponibile, il salmone rappresenta un'eccellente alternativa. Altri pesci che si prestano bene al poke sono il tonno rosso e la ricciola. Le alghe rappresentano forse l'ingrediente più interessante da utilizzare, scegli le alghe wakame giapponesi.
Il cipollotto fresco è un ingrediente che non dovrebbe mai mancare in un poke autentico. La sua funzione non è solo aromatica, ma anche di bilanciare la ricchezza del pesce con una nota pungente e fresca. Tra la frutta più comune da aggiungere al poke, ci sono mango e ananas, due frutti aciduli e dolci allo stesso tempo che bilanciano bene il sapore del pesce.